La maggioranza delle donne con Cardiomiopatia non presenta problemi durante la gravidanza ed il parto. Tuttavia, oltre alla consulenza genetica, necessaria per le donne nelle quali è stata documentata un’anomalia genetica come causa della Cardiomiopatia, la gravidanza impone maggiori richieste al cuore ed il rischio dovrebbe essere valutato dal cardiologo curante possibilmente in anticipo, e comunque all’inizio della gravidanza.

E’ importante che il cardiologo e l’ostetrico collaborino strettamente nella valutazione dei sintomi e dello stato clinico, cioè dei sintomi (classe NYHA), e delle patologie associate (es. anemia, carenza di ferro, diabete, ipertensione arteriosa, etc) della paziente.  In base a questo ed ai risultati degli esami strumentali (es. valutazione del gradiente nella Cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva e/o del rigurgito mitralico) occorre valutare la possibilità che i sintomi possano peggiorare e quindi del rischio di scompenso cardiaco, oltre al rischio della possibile insorgenza di aritmie. Il rischio dipende dal tipo di Cardiomiopatia e dallo stato clinico della paziente ed in base a questo dovrebbe essere stabilito il monitoraggio in gravidanza (es. ogni mese, 2 o 3 mesi).

La terapia farmacologica deve tener conto sia delle ben note controindicazioni relative o assolute per alcuni farmaci in gravidanza, che della sua necessità in base allo stato clinico della paziente. Ad esempio, non è necessario in genere sospendere i farmaci betabloccanti, ma occorre valutare periodicamente la crescita fetale.  L’Amiodarone dovrebbe essere sospeso, come anche la Disopiramide, il Verapamil, il Diltiazem, a meno che non vengano ritenuti indispensabili.

Se è necessaria l’anticoagulazione, è preferibile usare anticoagulanti antagonisti della Vit K, (es. Coumadin, Sintrom) solo dopo il primo trimestre e fino alla 36ma settimana, con la loro sostituzione con Eparina a basso peso molecolare in prossimità del parto.

La Cardioversione elettrica può essere praticata, possibilmente in presenza di un ostetrico.

Il parto può essere spontaneo se la paziente è asintomatica o con sintomi lievi (Classe I e II), ma è preferibile che venga programmato anche se per via vaginale.

Un parto cesareo è indicato in tutte le pazienti con Cardiomiopatia con sintomi moderati severi e scarso compenso (Classe III), con Cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, in terapia anticoagulante, e con rischio elevato di scompenso o aritmie durante parto spontaneo.

Durante il parto l’anestesia spinale dovrebbe essere evitata, e l’ossitocina somministrata solo in infusione lenta, se proprio necessaria.

Il ritmo cardiaco della paziente dovrebbe essere monitorato costantemente durante il parto.

Nelle pazienti con ICD, questo non deve essere disattivato.

La paziente dovrebbe essere trattenuta in ospedale per 24-48 successive al parto.