Oliviero, 88 anni, scopre di essere affetto da cardiomiopatia ipertrofica quasi per caso, in seguito al decesso improvviso di un suo parente stretto. Lo scrupolo di un medico, che studiava la familiarità di questa malattia, gli salva la vita, rivelando che anche lui ne era affetto. Da più di 35 anni si cura, si sottopone a controlli periodici e vive senza apprensione questa sua condizione.

Oliviero e Cardiomiopatia

Oliviero, 88 anni

“La malattia? Più ci si pensa e peggio è”, questa la filosofia di Oliviero Corraddossi, 88 anni. E’ nato a Pontassieve ma risiede a Firenze da sempre. Si sveglia la mattina, “ora, con il freddo, mi alzo un po’ più tardi” confessa. Colazione, pranzo frugale, un sonnellino e quando inizia la buona stagione, via di corsa nell’orto sociale di viale Nenni. Oliviero non ha mai permesso alla sua cardiomiopatia ipertrofica di disturbare la serenità della vita. Pianta insalate, cavoli, pomodori in quell’appezzamento di 50 mq e fa tutto lui. Lavora il terreno, annaffia, e mangia i prodotti del suo orto in una filiera cortissima a chilometro zero. “Olio e vino non li ho mai comprati a negozio; fino a tre o quattro anni fa raccoglievo personalmente le olive”. E fino a 80 anni saliva sugli alberi e potava gli olivi di un suo conoscente.

Oliviero ha due figli ormai adulti (due gemelli di 57 anni) e quattro nipoti. Ha scoperto la sua cardiomiopatia in seguito ad una brutta disgrazia che risale a 35 anni fa. Suo cugino Egidio era a Figline tranquillo a scaricare merci da un camion. Cade all’improvviso e non si rialza mai più. Lo portano all’ospedale di Ponte a Niccheri, all’Antella (Fi), ma non si può fare altro che constatare il decesso. La diagnosi cade come un fulmine su tutti i parenti: morte improvvisa conseguente a Cardiomiopatia Ipertrofica.

C’era lì un cardiologo, il Dr. Idini, che insieme ai colleghi della Cardiologia S.Luca dell’Ospedale di Careggi, studiava la familiarità di questa malattia e invita i cugini da parte di madre a sottoporsi ad indagini approfondite. Risultato, Oliviero e la sorella hanno entrambi la Cardiomiopatia ipertrofica. “Avevo 53 anni allora: mai un sintomo, mai un senso di fatica o di affanno”. E sì che la sua vita non era di tutto riposo. La mattina sveglia alle 5 per andare al mercato ortofrutticolo, caricare le casse e poi “a bottega”, ad aprire il negozio di ortolano che gestiva insieme alla moglie. “Sapere che avevo questa malattia è stato uno shock – rivela – ma ho continuato a fare la mia vita”. Sveglia prima dell’alba, e lavoro in negozio fino alle 19. Qualche “giratina” per svagarsi un po’ nel fine settimana, qualche vacanza. “Non mi sono mai privato di nulla”: né del bere, né del mangiare, “tutto con moderazione però”.

La cura medica e i controlli periodici sono iniziati subito, all’età di 53 anni. Dopo 10 anni arrivano le prime fibrillazioni e viene sottoposto ad alcune cardioversioni fino alla stabilizzazione della malattia ottenuta grazie anche all’uso sistematico di un altro farmaco ed alla terapia anticoagulante, due pasticche in tutto. Viene fatto l’esame genetico a me ed ai miei figli, che per fortuna non hanno ereditato la variante genetica che avevano trovato come responsabile della mia malattia, e quindi non fanno più i controlli.

Oggi “Sono sereno, tranquillo, ho un po’ d’affanno ma si sa, l’età avanza”. Un consiglio per chi scopre di essere affetto da una cardiomiopatia? “Trovare il medico giusto, curarsi, prevenire e vivere senza apprensione”.

Di Laura D’Ettole