di Laura d’Ettole

Nel 2016 Angela e Giovanna s’incontrano nella stessa stanza dell’ospedale Monaldi di Napoli. Hanno età diverse, 24 anni Angela, 58 Giovanna, ma nasce comunque un rapporto di spontanea e lunga amicizia. La loro diventerà una storia di destini incrociati più stupefacente di ogni finzione letteraria.

“Alla nascita Angela era una bambina sana, vitale e niente faceva pensare al fatto che nascondesse una malattia al cuore”, racconta Rosaria, la madre che le sarà sempre accanto nel corso degli anni, in ogni ora del giorno e della notte. A 14 anni era una bambina cicciottella, vuol dimagrire e chiede di iscriversi in palestra. Basta un semplice elettrocardiogramma ed è uno shock: “Mi suggeriscono di fare approfondimenti urgenti e di andare di corsa all’ospedale; lì mi dicono che mia figlia poteva morire da un momento all’altro”. All’ospedale di Bari, loro abitano nella provincia, non riescono a fare una diagnosi precisa. Allargano le braccia e confessano di non aver mai visto un caso del genere. Rosaria disperata cerca una soluzione. Le consigliano l’ospedale di alta specializzazione per le cardiomiopatie di Careggi a Firenze. Qui, compresa l’urgenza, la accolgono quasi subito. La diagnosi arriva ben presto: Angela ha una cardiomiopatia ipertrofica.

“Rimanemmo sbalorditi – confessa Rosaria -, non sapevamo che mia figlia potesse nascere con problemi cardiaci, perché solo in seguito abbiamo scoperto che il padre era portatore di quella specifica mutazione genetica”. Angela viene curata e passano gli anni, “ma il suo cuore diventa sempre più vecchio, sempre più affaticato”. La sua adolescenza si divide fra casa e scuola, in una vita sedentaria accettata con incredibile pacatezza da quella ragazza che talvolta, la sera, guardava la madre e le diceva: “Non so se domani ci rivedremo”. Dall’età di 20 anni in poi la situazione purtroppo precipita, in una progressione continua. In occasione di una sua degenza all’ospedale di Napoli per inserire il defibrillatore, avviene l’incontro fra Angela e Giovanna. La famiglia di quest’ultima avvolge in un abbraccio i genitori di Angela. Lavano i loro vestiti, li aiutano in ogni modo, per dar loro supporto durante un soggiorno che dura molto più del previsto.

Ma nonostante il Defibrillatore, che la proteggeva da un eventuale arresto cardiaco, purtroppo “a 24 anni Angela ormai si muoveva in carrozzina, era cianotica, il cuore è arrivato al 15% della sua funzionalità”. All’ospedale Monaldi di Napoli viene messa in lista d’attesa per il trapianto. Era il 2 settembre 2016 quando arriva la telefonata di rito: “Partite subito, c’è un cuore per Angela”. Nel tragitto per arrivare dalla Puglia a Napoli, Rosaria chiama Giovanna e sua madre Maria per condividere questa nuova esperienza: “Maria scoppia a piangere e mi dice di non poter essere presente perché proprio quel giorno le è venuta a mancare all’improvviso una cara cugina, Marilena, ed hanno scelto di donare i suoi organi”. Qui il tempo si ferma e poi riaccelera in una corsa alla ricerca della rete di eventi fortuiti, del “forse”, del “come”. Ci sono voci, sussurri raccolti, sospetti, poi in poche ore la sequenza diventa chiara.

Marilena muore a 42 anni al Cardarelli a causa di un ictus. I familiari autorizzano l’espianto degli organi. Grazie alle poche informazioni a cui si può accedere legalmente si sa che il cuore è andato al Monaldi, ad una ragazza di 25 anni. Angela, inequivocabilmente.

In poche parole, la storia clinica di Angela: il trapianto riesce perfettamente e oggi, a 30 anni, è una donna sposata che coraggiosamente vuole tentare una gravidanza. La vicenda emotiva invece è altra cosa. L’incontro con la sorella della donatrice avviene poco dopo il trapianto, in una camera dell’ospedale. La donna si avvicina, mette l’orecchio vicino al cuore per sentirlo battere e si rivolge ad Angela: “Ti senti diversa?” le chiede. La commozione travolgerà tutti.

Il legame fra le due famiglie diventa ormai indissolubile. La parola ora passa alla protagonista, Angela: “Tutti i giorni sento per telefono la sorella della mia donatrice, ci diamo il buongiorno o la buonanotte. Lei talvolta mi racconta qualcosa della persona che mi ha ridato la vita. Tutti loro sono diventati una seconda famiglia per me”. Angela ora sta bene e ha una grande voglia di vivere. “Voglio un figlio anche se tutti mi sconsigliano di tentare, ma la vita è la mia. E dopo quello che ho passato, niente mi fa più paura.”