Il primo defibrillatore del parco di Riccione
Intervista a Filippo Cupparoni
di Francesca Conti
Ti va di raccontare la tua storia? Chi è Filippo?
Sono un ragazzo di Riccione di 24 anni, ho condotto una vita normale e la conduco tutt’ora.
Sicuramente la scoperta della malattia dodici anni fa è stata uno spartiacque nella mia vita, fino a quel momento ero un dodicenne come tutti gli altri: pallone, campetti da calcio e oratorio. Scoprimmo la malattia quasi per caso, soffrivo di mal di testa e un neurologo, che ancora oggi ringrazio, ci disse di provare a fare un ecocardiogramma, quell’esame mise in evidenza un ispessimento della parete ventricolare.
Questo mise tutta la mia famiglia in allarme e mi vennero vietate tutte le attività sportive: dalla semplice ora di ginnastica a scuola fino al calcio. Nel frattempo iniziai un iter di esami, risonanze magnetiche e test genetici per me e per la mia famiglia, per capire chi mi avesse trasmesso la malattia. Cominciai anche a girare molti centri finché a Firenze incontrai il professor Olivotto che mi segue da ormai 4-5 anni.
In questo momento sei consigliere comunale a Riccione, come nasce questa passione per la politica?
La politica è sempre stata una mia passione personale, non ho una storia familiare di impegno politico, facciamo tutt’altro, io stesso non vivo di politica, ma lavoro con mio padre e mio fratello in un’azienda di distribuzione di prodotti alimentari congelati. Avevo da un po’ l’idea di candidarmi, quando mi si è presentata l’occasione l’ho presa al volo. Ci sono state tante persone che mi hanno aiutato, anche perché avevo 22 anni e nessuna esperienza, non ho preso moltissima preferenze ma sono state sufficienti per entrare in consiglio ed è stata davvero una soddisfazione. La politica non è semplice, come non è semplice entrare in certe dinamiche. Dopo un anno in consiglio comunale sono riuscito a far approvare un Ordine del Giorno dove si chiede all’amministrazione di impegnarsi e investire nell’installazione di DAE, defibrillatori automatici esterni, che possono essere usati da tutti in caso di estrema necessità.
Com’è finita?
Purtroppo subito dopo ci sono stati problemi all’interno del comune che è stato commissariato, quindi per 5-6 mesi non abbiamo potuto operare, alla fine i problemi fortunatamente sono stati risolti e abbiamo ripreso i lavori consiliari. A quel punto mi sono attivato perché l’ODG non fosse dimenticato e finalmente questo agosto è stato installato il primo defibrillatore nel parco pubblico più grande e vissuto della città, frequentatissimo dai giovani, da persone che fanno jogging o che portano semplicemente a spasso il cane. Il DAE è stato posizionato proprio davanti a un campo da basket e a 50 metri dal campo da calcio. Installeremo a breve, un altro defibrillatore in centro città a Riccione nella passeggiata storica che, soprattutto in estate, si riempie di gente visto che, in estate rispetto all’inverno, Riccione quadruplica le presenze grazie al turismo.
Com’è stata accolta questa iniziativa dai tuoi colleghi del consiglio e dalla città?
In città la temperatura della lotta politica è elevata che si traduce spesso in scontri molto aspri tra due fazioni, invece questa proposta è stata votata all’unanimità al di là delle divisioni politiche e questo non era affatto scontato. Anche la reazione della città è stata positiva, in molti hanno riconosciuto la mancanza di un presidio del genere in quel parco. Certo non deve essere un’iniziativa una tantum, un punto di arrivo ma soltanto l’inizio di un percorso.
Hai davanti ancora tre anni di consiliatura, fino al 2027, quali iniziative vuoi portare avanti per mettere a frutto il più possibile questa esperienza politica?
Vorrei darmi da fare per aumentare la prevenzione che è fondamentale, per fare formazione e sensibilizzazione. Vorrei promuovere corsi di primo soccorso e di rianimazione perché più persone possibile sappiano utilizzare un DAE e fare una rianimazione. Mi piacerebbe fare sensibilizzazione nelle scuole, collaborare più strettamente con AICARM. Sono orgoglioso di quanto fatto finora, ma non è certamente sufficiente. Vorrei lasciare un piccolo segno in questi anni che ho ancora davanti come consigliere comunale. Voglio portare in consiglio le mie sensibilità, le cose che conosco meglio e che mi permettono di portare qualcosa in più, un apporto personale che viene dalla mia esperienza di vita.
In qualche modo anche la malattia ti ha insegnato qualcosa e ti ha dato una spinta per fare di più?
La malattia ti cambia, per certi aspetti in negativo, ma per tanti altri in positivo perché ti spinge a scoprire te stesso e a imparare nuove cose. È vero che è stata dura rinunciare allo sport a dodici anni, ricordo ancora oggi la paura di correre alla tana quando giocavo a nascondino con i miei coetanei. Oggi so di essere fortunato, certamente ho acquisito tanta consapevolezza. Il professor Olivotto mi dice sempre che devo pensare alla mia malattia solo per ricordarmi di prendere la pasticca, poi la devo dimenticare. Adesso faccio una vita normale, lo voglio dire ancora mi sento fortunato.